Mi sono lasciato trasportare in giro per la Sicilia dal racconto di Annapaola, che mi ha spiegato le caratteristiche dei terreni e la nascita dei vini della cantina. Terra rossa, bianca e nera si incontrano nella valle del Belìce, per creare un vino adatto ad ogni palato e con un salto di 200 km sono arrivato a sentire tra le mani la terra lavica, nel gusto particolare dei vini Etnei.
Terra Rossa:
Un terreno carico di micro elementi ferrosi , ricco di sabbia e di scheletro (pietre). In questa terra nasce il Perricone: il suo secondo nome è infatti Pignatello, proprio in relazione alle “pignate”, che in siciliano indicano le pentole fatte con la stessa terra rossa.
Terra Nera:
Un terreno ricco di sostanze limo-argillose, compatto e resistente alla siccità. Il terreno è perfetto sia per la bacca bianca che rossa ed è qui che nasce il fiore all’occhiello della cantina, l’Orestiadi Ludovico. Il vino è dedicato a Ludovico Corrao, presidente della fondazione ed ex sindaco della città di Gibellina. Sarà la sua storia ad avermi influenzato, ma il Ludovico è il vino che anche io ho apprezzato di più.
Terra Bianca:
Un terreno di media compattezza e con una componente altissima di calcare e gesso. Questo terreno è ideale per la coltivazione dei bianchi autoctoni come Grillo, Zibibbo, Inzolia, Catarratto e Grecanico.
Terra Lavica:
Il terreno dell’Etna è al tempo stesso lavico ed argilloso, la “gghiara” come la pronunciano gli etnei. Qui nascono i vini autoctoni del vulcano, come Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio, Carricante e Moscato dell’Etna.
So cosa stai pensando….
“Ma come ha fatto a ricordare tutti questi particolari?”
Non preoccuparti, in realtà ho solo fatto un ripasso veloce qui prima di raccontarti della mia giornata!
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